Lo sviluppo della cosiddetta New Economy ha determinato anche la revisione del ruolo e della importanza giocata dai “Distretti Industriali Italiani”. Nei territori collegati dal punto di vista industriale ad un preciso “distretto” si è venuta a creare una sempre crescente domanda di servizi ad alto valore tecnologico. Il passaggio da distretto industriale a “distretto digitale” sta coinvolgendo l'intera catena del valore del settore e-business. Secondo un precedente rapporto in tema di distretti ( www.rur.it , www.censis.it ) i distretti digitali avrebbero dovuto rappresentare entro il 2003 il 44% delle intere transazioni di tipo e-commerce.

Un dato questo sicuramente interessante per tutte le realtà delle PMI italiane. Le aree più attive in questo senso sono: il Nord-Est, il Nord Ovest, l'area marchigiana e quella pugliese. La crescita in questo senso può risultare spesso molto lenta: paura della perdita della propria autonomia aziendale a scapito di una “Community” condivisa con altre realtà, ritrosia verso la condivisione di informazioni comuni specie nei confronti della concorrenza, la difficoltà nel reperire professionalità adeguate ad affrontare l'entrata nella New economy, ed ancora gli alti investimenti necessari ad affrontare il cambiamento, sono tra gli elementi emersi con più forza che testimonierebbero la difficoltà incontrata dalle PMI ad accettare l'entrata nei distretti digitali.

La trasformazione che tuttavia è già avvenuta, ha portato spesso a ridisegnare i “confini” degli stessi distretti industriali di tipo tradizionale. Questo in quanto il punto terminale di un simile processo è spesso la realizzazione di una Marketplace che rappresenta sul web il distretto stesso.

Alcuni casi emblematici dal 2000 al 2003 sono quelli della regione Lombardia, che, sulla spinta di tali innovazioni ha dovuto rivedere l'aggregazione sul territorio dei distretti industriali. Nella fattispecie, l'effetto “digitalizzazione”, ha determinato la riduzione del numero dei distretti industriali da 21 a 16. Sono così scomparsi i distretti: delle bambole di canneto sull'Oglio, dell'abbigliamento sulla Lomellina; sono invece emersi: il Gallaratese per le confezioni, il Lecchese per il tessile, ecc. Lo stesso rapporto della Federcomin evidenziava allora in percentuale come lo sviluppo delle tecnologie digitali avessero influenzato le relazioni interaziendali sino alla formazione dei “distretti digitali”. Vediamole come si presentavano allora nel dettaglio:

• Il 59% le relazioni aziendali avvenivano utilizzando lo strumento della posta elettronica;
• Il 30% delle aziende aveva deciso di condividere la propria presenza sul web con altre aziende;
• Il 19% utilizzava i gruppi di discussione per comunicare;
• Per il 42% venivano utilizzate le reti telefoniche territoriali;
• Per il 38% venivano adottate soluzioni di portali vetrina.

In conclusione quelle prime fasi di sviluppo dei distretti digitali italiani stavano avvenendo senza una precisa strategia distrettuale complessiva. Concludeva comunque, in maniera fiduciosa, lo stesso Rapporto qui menzionato: “…i distretti sembrano aver rotto le prime barriere di diffidenza e di competenza, fattore indispensabile a procedere ora a una più intensa azione di sviluppo”.

Per seguire l'evoluzione attuale dei distretti industriali e quindi digitali italiani consigliamo di collegarvi ai seguenti siti internet:

www.distretti.org/
In particolare collegandovi al seguente link:
http://distretti.org/mappa-dei-distretti (mappa geografica dei distretti)

www.aaster.it/

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